FABRIZIO PALADIN
da Kiev a New York Il Rinascimento di
Fabrizio Paladin
Esperto di commedia dell’arte, comicità e improvvisazione, il trentaquattrenne attore ha tenuto a Kiev vari spettacoli e lezioni sull’utilizzo delle maschere e sulle tecniche di comunicazione teatrale, riscuotendo un unanime consenso. Cresciuto attraverso l’utilizzo della mimica e dell’espressione del corpo, Fabrizio Paladin ha fatto della maschera il naturale completamento della propria espressività, rivisitando l’antica tradizione veneta e dandole nuova linfa attraverso la commistione con le più moderne tecniche improvvisative.Dalla tournèe in Ucraina, inoltre, è nata una collaborazione che si svilupperà nei prossimi mesi, quando sarà chiamato a ricoprire l’incarico di regista e direttore artistico in un importante festival di Kiev dedicato al Rinascimento, durante il quale avrà l’occasione di esportare la gloriosa tradizione della commedia dell’arte nei teatri mitteleuropei. Il successo di Fabrizio è giunto anche oltreoceano, grazie alla docenza ottenuta l’anno scorso presso l’Actors Movement Studio di New York. Proprio in America è nata anche l’idea per la prossima impresa teatrale: una rivisitazione dell’Amleto di Shakespeare in chiave «pop», nella quale l’opera più psicologica e introspettiva del genio inglese rinascerà attraverso un incontenibile turbinio di canzoni, ironia e tecniche teatrali. Lo spettacolo, verrà presentato in anteprima a Firenze, la culla del Rinascimento, per debuttare poi a New York entro la fine di quest’anno. »
« Attore, musicista, scrittore, autore teatrale, regista e cantante: non è facile definire il mestiere di Fabrizio Paladin, l’istrionico artista trevigiano che in questi anni si è fatto conoscere e apprezzare in Europa con una serie di fortunati spettacoli. Dopo il successo ottenuto in Italia, dove svolge anche l’attività di insegnante presso varie accademie teatrali, in questo periodo l’attore sta guardando sempre più al di fuori dei confini nazionali. L’artista, infatti, è appena tornato da una fortunata tournèe in Ucraina.
DR. JEKYLL AND MR. HYDE
the strange show
«Uno spettacolo paurosamente eccitante e brillantemente divertente. Signore e signori ecco a voi un viaggio attraverso il doppio il teatro tragicomico, la paura, il piacere e il doppio. Lo show si svolge attraverso l’interpretazione di un solo attore che affronta i più svariati generi teatrali (prosa, clownerie, grottesco, varietà, cabaret, tragedia..) e segue l’intreccio poliziesco-fantastico del racconto di Stevenson e cerca di ricrearne, la suggestiva tensione. Si respira aria gotica. Ci sono violini, jazz, un frac, un cilindro e un ombrello, non molto di più in scena, a parte me ovviamente. I personaggi che interpreto sono tutti caratterizzati (per quanto riguarda posture, gestualità…) partendo dalla grande lezione attoriale della Commedia dell’Arte appunto. Ricollegandomi alla tradizione ho potuto avere la consapevolezza e soprattutto la sicurezza che questi fossero tutti credibili e leggibili (e distinguibili l’uno dall’altro) agli occhi del pubblico italiano che, anche se forse non lo sa, ha la Commedia dell’Arte che gli scorre nelle vene. Ovviamente lo spettacolo è tutt’altro che commedia. E’ teatro d’attore, linguaggio energico della recitazione, equilibrio sottile fra rigore formale e improvvisazione, sempre fedele a quella dose di imprevedibilità che lo rende umano e unico ad ogni replica. ».(Messaggero veneto)
Vincitore della II edizione del Premio Calanchi, oggetto della tesi di laurea all’Università Ca’ Foscari di Venezia “Polifonie del comico e del tragico nella riscrittura di Paladin” Per questa interpretazione Fabrizio ha ricevuto inoltre la nomina a Miglior Attore” al Fringe Festival di Roma nel 2015.
«Una rivisitazione metateatrale del romanzo fantastico e grottesco di Stevenson, con incursioni nell’odierno e una impietosa condanna delle dipendenze., il protagonista principale – Fabrizio Paladin, attore di indiscusso talento – in una sorta di continuo e inesauribile trasformismo di altissimo livello riesce a interpretare non solo tutti i personaggi del romanzo, ciascuno caratterizzato da ben precise peculiarità, ma a trasmettere al pubblico ambienti e stati d’animo sempre diversi.
L’elemento metateatrale fa sì che oltre a Jekyll e Hyde, su quel palco ci siano anche gli spettatori e l’entità che li tiene uniti ai protagonisti del romanzo, in una sorta di caleidoscopio in continuo movimento. Due ore di spettacolo performativo di altissimo livello, fatto di battute intelligenti ed escamotage recitativi geniali - Asia, la tecnica delle luci, ne sa qualcosa - che ci fanno riflettere su come siamo effettivamente e quale effetto abbiano su di noi le realtà in cui siamo calati: quella “normale” e quella virtuale.Uno degli spettacoli più belli e, ripeto, GENIALI, che io abbia visto. ». (stranoforte.net)
"Vorrei solo farvi capire che in me sʼè creata questa netta spaccatura fra bene e male non perché io ricercassi il vizio, al contrario, io ricercavo la virtù. Lo so che è strano ma è così."
(H.Jekyll)
Fabrizio Paladin esplora le contraddizioni dell'uomo moderno, contaminando molteplici generi teatrali come il racconto epico, il cabaret, la prosa. Ancorata alla solida tradizione italiana della Commedia dell'Arte, la rappresentazione ruota vorticosamente intorno all'attore, valorizzando il linguaggio energico della recitazione in equilibrio tra rigore formale e improvvisazione. Sul palcoscenico il regista/attore interagisce col pubblico donando a ciascuna performance quell'elemento di imprevedibilità che rende ogni replica un'esperienza unica e così facendo ci ricorda quanto il teatro - più di ogni altra forma d'arte - sia vicino alla vita. L'abilità attoriale, la scenografia essenziale, l'utilizzo sapiente di suoni e luci di scena creano in sala l'atmosfera giusta per far divertire il pubblico di fronte alla 'doppia' natura del protagonista ». (Roma Today)
«La presenza di un unico attore in scena, che ricopre tutti i ruoli principali della storia (Jekyll, Hide, l'avvocato Utterson, il dottor Lanyon, il maggiordomo Poole), accompagnato al pianoforte dalle musiche del maestro Loris Sovernigo, restituisce allo spettatore il senso più profondo ed autentico dell'opera: la compresenza di bene e male, il loro incessante avvicendarsi nella tormentata psiche dell'uomo moderno.
“Un comico eccezionale, artista giovanissimo, dotato di una maturità artistica e consapevolezza tecnica assolutamente di prim’ordine. E’ il trevigiano Fabrizio Paladin che nel piccolo e raccolto teatro mestrino “La Murata” mette in scena “Dr Jekyll e Mr Hyde, The Strange Show”….”
( C. B. - IL GAZZETTINO DI TREVISO - )
“Il conflitto tra Bene e Male? Lo si può risolvere a suon di risate. Al Teatro della Murata l’attore e autore Fabrizio Paladin risolve la drammatica disputa a modo suo, regalando un’ora e dieci minuti di divertimento (…) Sul piccolo palco della Murata, Fabrizio Paladin non si limita a sdoppiarsi in Jekyll e Hyde: si moltiplica per nove dando voce a tutti i personaggi della narrazione…”
( S.G. – IL GAZZETTINO DI VENEZIA-)
“Dopo il tutto esaurito di ieri sera, l'attore - autore trevigiano ripropone un suo adattamento della celebre opera (….) paurosissime risate ed esilaranti paure travolgono lo spettatore”.
(Michela Manente IL GAZZETTINO – 21 OTT 2007)
Hamlet Routine
Tra una battuta e varie digressioni comiche, e lo spettatore ritrova tutti i momenti topici shakespeariani, dal monologo ‘Essere o non Essere’, cantato e accompagnato dalla chitarra suonata dallo stesso Paladin, al momento della finta pazzia di Amleto e successiva recita della compagnia di comici a corte, dalla morte di Polonio e Ofelia fino a raggiungere il massimo pathos nel famoso epilogo del duello finale: muore la regina, muore il re, muore Laerte e muore Amleto.La tragicommedia è compiuta.
Paladin scherza con il pubblico e riesce a creare sin da subito un’atmosfera familiare e di complicità. Il protagonista è un Amleto svuotato, inconsolabile, immobilizzato nei suoi pensieri e nella sua tragedia personale, unico personaggio rimasto drammatico (o quasi) in mezzo ad una folla di veri buffoni; tutti gli altri attori della vicenda vengono connotati ognuno con un tratto caratterizzante grottesco: il Re, ....
zio di Amleto, usurpatore del trono, viene proposto in una fantastica versione stile ‘boss palermitano’ e la Regina Gertude, la madre civettuola, Ofelia, costretta ad una sorta di mugugno stridulo che solo il padre Polonio riesce a tradurre, si riappropria della parola solamente attraverso il canto, Polonio, logorroico, marchiato con un accento bolognese, parla con modi di dire simili a scioglilingua. Ed ancora Laerte, fratello di Ofelia e figlio di Polonio, parla con accento e slang milanese, personaggio ‘anti-carismatico’ per eccellenza, infine Orazio, l’amico fedele di Amleto, si ritrova ridotto a marionetta da ventriloquo realizzata dalle dita di una mano chiuse a becco.Hamlet Routine, il nuovissimo spettacolo di Fabrizio Paladin; uno spettacolo davvero fresco e divertente, una messa in scena non canonica, tragicomica e attualissima.Attore, autore e musicista poliedrico, Paladin si moltiplica sul palco interpretando da solo tutti i personaggi del dramma originale (...) Valentina Dallara – teatro.org
Lo straordinario teatrante trevigiano ha saputo rivisitare con pathos e comicità la tragedia di Shakespeare,
riuscendo ad allestirla da solo sul palco, con parti recitate, canzoni ed ampi spazi d’improvvisazione. Tutti i personaggi dell’opera sono stati resi mediante l’utilizzo dei diversi dialetti, la caratterizzazione della voce e l’espressività del corpo.
(CHIARA FERRETTO) LA TRIBUNA DI TREVISO
A lezione per diventare Arlecchino
Le prove d'attore diventano spettacolo
Fabrizio Paladin ha chiuso la rassegna al teatro del Fontego di San Pietro in Cariano dove si sono viste e raccolte vibrazioni sincere, «ritorni» dopo le spinte del concettuale che sta escludendo il corpo dalla scena a favore del video. Paladin fa quindi buona compagnia a Castaldo e prima di loro all'Atir che l'hanno preceduto. Un teatro che predica l'amore per il corpo, la materia, le possibilità espressive che ancora la parola ci ricorda, nonostante i logorii del teatro di narrazione. Paladin ci mette il corpo, è il suo corpo a dare tenerezza e vigore ai personaggi.Arlecchino, Brighella, Balanzone e Pantalone non sono più loro, non sono più le maschere che la Commedia dell'arte ha reso canone e tipo. Vivono e si animano della poetica dell'attore, drammaturgo e cantautore trevisano. Un travaso di esperienza e di sguardo sulle persone e sulle situazioni.
Questa capacità di osservare, questa sensibilità per i particolari, sono per Paladin le forme, le tensioni che costituiscono quella che Alschitz Jurij chiamava la grammatica dell'attore. È la sua poesia esistenziale a costruire l'ubriaco di un'osteria o la tensione emotiva di un innamorato. Sono le linee, i baricentri del corpo l'impalcatura di un Pantalone che usa il cellulare come telecomando per sollevarsi da terra.Così anche la Commedia dell'arte è la forma che spiega la comicità di oggi, quella costruita sugli sugli «slapstick», sulle cadute, sugli equivoci. Veniamo da lì ed è quello che ancora il mondo ci riconosce, dal momentoche Paladin passa molto del suo tempo all'estere a tenere corsi, lezioni e seminari sul genere.Anche quella al Fontego era in parte una lezione (accompagnata al piano dal maestro Loris Sovernigo) che insegnava come la maschera possa coprire, ma anche evidenziare e soprattuto come il lavoro dell'attore sia costruito a partire da ostacoli e impedimenti. La Commedia dell'arte, come recitava il titolo, è un mestiere, è un lavoro dell'attore su se stesso e soprattutto sulla relazione con il pubblico. In questo Paladin ha dimostrato di andare oltre l'affabulatoria di Fo costruendo dialoghi sulle attese e sulle aspettative e svelandoci quanto l'improvvisazione possa ancora essere la materia del teatro. Almeno di quello che non si sta trincerando dietro l'estetica del decorativo.
Dimostra come la Commedia dell'arte spieghi la comicità di oggi
Paladin, è il corpo a dare tenerezza e forza ai personaggi
Simone Azzoni - L’ARENA DI VERONA 2/6/2015